In sostanza non mi piace definirmi, ma se devo farlo direi che un pò è stato il caso. La coincidenza di essere stato il figlio perfetto e annoiato di una famiglia metà medio borghese e metà contadina, o il caso di aver incontrato Firenze da studente di architettura, solo perché a Urbino c’erano troppi artisti ma poche persone. Non so se in qualche modo fosse predestinazione all’arte la mia, ma certo è che fin da quando ho ricordo, la manualità, il buon gusto, la raffinatezza gentile, l’affinità ai giochi di luce e ombra, ai colori e alle forme, hanno sempre fatto parte di me. Interessi viscerali più che passioni giovanili, curiosità e ostinazione che mi hanno spinto a scoprire e conoscere. È figlio delle stesse quell’incontro con Gaetano, che più che maestro, definirei fautore di un futuro per me già scritto.
Essentially I don’t like to define myself, but if a have to I would assume it’s been thanks to the fate. The coincidence of being the perfect and bored child of a half middle-class and a half peasant family, or the fate of having met the city of Florence as an architecture student, just because in Urbino there were too many artists and few people. I don’t know if in a certain way I had a predestined connection with art but as long as I can remember the manual skill, the good taste, the gentle elegance, the affinity with the plays of light and shadows, colors and shapes, have always been part of me. Deep interests and not only youthful passions, curiosity and obstinacy that have always led me to discovering and knowing. Thanks to them I met Gaetano, instead of a teacher I would define him a supporter of an already written future for me.

A pensarci bene riconosco che sono state quanto mai necessarie la mia testardaggine e il mio essere così convinto di cosa volevo dalla vita, non solo per prendere il massimo dei voti ad un esame che ho coscientemente scelto di fare come volevo io, ma anche per vestirmi di una professionalità e di una consapevolezza fino ad ora solo agognata. Fanno parte proprio di quegli anni le mie prime mostre e le prime grandi soddisfazioni lavorative. E non è certo stato il caso a spingermi a scegliere Parigi quando c’è chi si fermava a Milano, in quegli anni in cui si stava definendo come capitale del design. Sicuramente in qualche misura è stato Guglielmo – mio assistente in università – che mi ha aperto una strada certa verso Italo Rota e, di conseguenza, verso un mondo fatto di tante persone, di belle conoscenze e tanti stimoli intellettuali. Potrei dover ammettere che forse la coincidenza abbia fatto ancora e ancora capolino nella mia vita: per esempio quando ho pensato di accompagnare una mia amica a un colloquio per Philippe Starck, ma, con sottobraccio i miei disegni, sono finito io a fare dei progetti per lui. Una bella parentesi dunque, durante la quale c’è stato davvero un che di magico.

Thinking about it, I recognize that my stubbornness and my conviction of what I wanted from my life have been necessary, not only to get full marks in an exam that I consciously chose to do as I wanted, but also to dress myself with a professionalism and consciousness just coveted until that moment. Are part of those years my first exhibitions and my first great working satisfactions. Definitely, hasn’t been the fate that encouraged me to choose Paris where there were those who stopped in Milan, in those years when it was affirming itself as the capital of design. For sure, in some extent has been Guglielmo, my teaching assistant, that opened a path toward Italo Rota and toward a world made of a lot of beautiful people and intellectual stimulation.

I might actually have to admit that the coincidence peeped out again and again in my life: for example when I decided to support a friend of mine to an interview for Philippe Starck, keeping under my arm my projects and ending up making some projects for him. There has been something magical in this experience.

Con Enrico, poi, c’è stato il giro di boa, quella parte della vita dove le certezze si consolidano e con esse le responsabilità e i doveri di un uomo ormai adulto. Non solo perché fa parte di quel tempo la nascita di mio figlio e il ritorno nella provincia italiana, ma sopratutto sono quelli gli anni in cui Pesaro era un grande polo produttivo del design e quindi bacino pregno di possibilità. Sono stati per me gli anni delle prime direzioni creative, del design di oggetti, delle mostre più mature, sopratutto con aziende di design radicate nel territorio. È stato nuovamente il caso di una telefonata ad avermi collegato a La Bottega, dalla quale ero forse la persona più distante: dove mi sono trovato, non era più un problema di design o di schizzare su un foglio idee argute; erano anni di grandi rivoluzioni, dell’avvento del computer e con esso dei programmi di grafica. Tutto era e doveva essere più preciso e puntuale; la dimensione era immensa eppure così piccola da dover stringere la mia creatività dentro un etichetta di pochi centimetri. Per quanto fosse lontano da me un mondo in cui il design rimaneva fuori dall’uscio della porta, credo di aver scelto una persona e la sua follia, di averla seguita e di essermi trovato in un mondo nuovo che stava nascendo proprio in quel momento: l’ospitalità di lusso, l’hotellerie… I’osservavo silente e ammaliato, ma ne ero in qualche modo e protagonista e dipendente.
With Enrico, I got to a turning point, to that part of the life where certainty are consolidated along with the responsibilities and duties of a grown man. Not just because it was the period of my son’s birth and of the return to the Italian province, but furthermore because in those years Pesaro was a great design production hub so full of possibilities. Those have been for me the years of my first creative directions, object design, more mature exhibitions, especially with design companies rooted in that area. Has been, again, the fate of a call that linked me to ‘la Bottega’ from which I was probably the most distant person: there where I found myself, was not a design or a sketching problem; those were years of great revolutions, from the advent of the computer and also all the graphics programs. Everything had to be more precise and punctual. The dimension was so huge and yet so small that I had to tighten my creativity in a small label. As far from me a world without design could be, I think that I chose a person and his madness, I chose to follow him and I found myself in a new world that was coming to life in that moment: the luxury hospitality, l’hotellerie… I observed it quiet and charmed but in a certain way I was a main character and an employee.
Sono nato a Ostra Vetere, piccolissimo borgo, una terra rinascimentale, un luogo che ho vissuto a cavallo tra l’idea di fuggire e la voglia di rimanere. Un viaggio in continua evoluzione tra le dolci colline di Giacomelli e i palazzi rinascimentali di Urbino. La verità è che non mi sono mai sentito un autore ma semplicemente un uomo con uno spiccato senso dello stile, un’identità non semplice ma pur sempre nitida e definita. Così, a poche ore dall’inizio del lockdown ho rassegnato le mie dimissioni da La Bottega con l’idea e il sogno di poter ancora fare la differenza o meglio di potermi sentire ancora differente, un pò come quell’Abate che ricordo vestiva di fucsia fuori dalla cattedrale neogotica di Ostra Vetere. Non l’ho fatto per appendere la penna al chiodo, ma per disegnare senza limiti e obblighi, i contorni di quel mondo che sono certo di farne parte fin da quando ero bambino.
I was born in Ostra Vetere, a tiny village, a reinassance land, a place where I lived at the turn of the idea of running away and the will to stay. A trip in constant evolution among the sweet Giacomelli’s hill and the Urbino’s reinassance buildings. The truth is I never felt myself as an author but simply a man with a keen sense of style, a not easy identity but still clear and defined. So, a few hours from the lockdownn beginning I resigned from La Bottega with the idea and the dream of making the difference and to feel different again, just like the memory that I have of that Abbot dressed in fuchsia outside the Ostra Vetere’s Neo-gothic cathedral. I didn’t do it because I wanted to hang up my pen but because I wanted to design without limits and obligations the shapes of that world that I feel of being part of since I was a child.